Autostrada A2, da progetto infinito a Smart Road con Anas e Movyon

L’autostrada A2 Salerno – Reggio Calabria diventerà una Smart Road, progetto che mira a rendere le autostrade sicure, multimediali, rinnovabili e tecnologiche.
Un plauso enorme da Trans Italia, impegnata sin dalla sua fondazione su questa arteria indispensabile per collegare il Nord col Sud dello Stivale.
La notizia non viene su dal nulla ma è il frutto di un lungo lavoro nato dalla volontà di Anas (del gruppo FS) insieme ad Autostrade per l’Italia di aggiornare il sistema infrastrutturale italiano.

Da A3 ad A2, la storia della Salerno-Reggio Calabria

Un solo obiettivo: quello di aggiornare una delle infrastrutture più importanti dell’intera logistica italiana. Come? Con un progetto ambizioso, che possa scacciare quell’idea di grande opera incompiuta che la vecchia A3, come è stata chiamata fino al 2017, aveva cucita addosso. Un’arteria vitale per i commerci italiani, soprattutto per collegare le grandi aree portuali della costa tirrenica, come Napoli, Salerno, Gioia Tauro, al resto dello Stivale anche per via terra. Un tratto fondamentale per i traffici commerciali così come per quelli passeggeri.

Il progetto

È dalla necessità di migliorare al massimo le potenzialità di questa lunga tratta che nasce il progetto Smart Road, tra Anas e Movyon, società di Autostrade per l’Italia che fa proprio della tecnologizzazione delle infrastrutture il suo core business. Dalle aree di servizio intelligenti alle tecnologie di smart road e smart cities, piattaforme di intelligenza artificiale capaci di monitorare in totale autonomia le strade italiane.
Questi sono solo alcuni dei punti che la nuova unione potrà portare come beneficio per la A2.

Nello specifico, gli obiettivi principali del progetto Movyon-Anas sono:

  • dare al conducente una precisa lettura, in tempo reale, delle condizioni di traffico e su eventuali percorsi alternativi in caso di incidenti o di chiusure improvvise di tratte.
  • garantire, tramite l’installazione di una potente rete in fibra, la continuità del segnale wireless lungo la strada. Con una capacità tale da permettere lo scambio di dati, le comunicazioni o le segnalazioni d’aiuto.
  • la realizzazione, finalmente, delle cosiddette “Green Islands”, ovvero aree dislocate lungo le smart road, nate proprio per ospitare tutte quelle infrastrutture utili alla mobilità elettrica, dall’erogazione di energia alla produzione, attraverso fonti rinnovabili come il fotovoltaico o l’eolico.
Smart Road
Fonte: Movyon
È stato chiaro lo stesso ministro Giovannini pochi giorni fa, al Summit delle Infrastrutture. Servono interventi necessari per sostenere l’economia del nostro Paese. E serve farlo in fretta. Giovannini ha infatti evidenziato come per obiettivi tanto ambiziosi si richieda, in media 10 anni. Il suo impegno è quello di rendere questi interventi ben più rapidi. In modo da poter utilizzare a pieno la pioggia di fondi del Recovery Fund, i cui proventi vanno spesi entro i 5.
Ma in cosa verte il programma nazionale del neoministro del governo Draghi? I punti chiave del ministro alle Infrastrutture sono volti in 4 direzioni:
  • Recuperare il mastodontico ritardo degli investimenti italiani. Basti ricordare che il progetto della vecchia A3, dal 2017 ridenominata A2, tratta che collega Salerno a Reggio Calabria, risale ai primi anni ’60. Il paradosso è che, a 60 anni dalla sua nascita, ha avuto necessità di manutenzioni straordinarie prima di essere stata dichiarata conclusa.
  • Migliorare e potenziare l’intermodalità. Un tassello cruciale per Trans Italia che da decenni fonda la sua politica sulla necessità di implementare i trasporti combinati tra ruota, mare e ferro. Unica soluzione, insieme alla costante innovazione, per creare una reale mobilità sostenibile. Nello specifico l’intento è quello di migliorare i collegamenti tra le zone portuali e quelle interne con arterie smart, veloci ed efficaci.
  • Di rimando, migliorando le autostrade vanno migliorate anche le condizioni dei nostri porti, spesso incapaci di rimanere al passo dei più grandi ed avanzati scali nord europei.
  • Le infrastrutture sono tutto. Senza infrastrutture non si avanza. Ed è quello che il Sud ha fatto nell’ultimo secolo, tra demeriti propri e quelli altrui. La messa in equilibrio di tale dislivello è uno degli obiettivi di un’Italia che non deve solo rimettere in sesto la sua economia dopo la pandemia da Coronavirus ma deve anche affrontare, finalmente, i suoi più grandi ed atavici problemi.